Aquileia & Grado

Quest’anno il momento di riempire gli zaini pare essersi fatto attendere più del dovuto… Siamo arrivati all’appuntamento decisamente sfatti! Ma ora Bruttofigliodiputtana e Netto lo zainetto sono pronti, i vaccini iniettati, i Green Pass scaricati.
Anche quest’anno abbiamo deciso di rimanere in Italia e di esplorare una regione tanto vicina quanto a noi sconosciuta, il Friuli Venezia Giulia.

Sabato 7 Agosto 2021

  • Colazione
  • Acquisto del Mese Enigmistico

Siamo pronti. Si parte!

Prima tappa: Grado con sosta culturale ad Aquileia.

Aquileia fu una colonia romana fondata nel 181 a.C., capitale della chiesa cristiana e insieme con Ravenna e Brescia rappresenta il più importante sito archeologico dell’Italia settentrionale. Con Cividale del Friuli e Udine è stata una delle capitali storiche del Friuli, il cui vessillo azzurro con l’aquila gialla deriva proprio dallo stemma di Aquileia. Accompagnati da una piacevole temperatura percepita di 46°C esibiamo per la prima volta i nostri Green Pass, obbligatori da ieri, compriamo il biglietto e procediamo con la visita della Basilica. Marta, costretta a coprire le nudità con un telo gentilmente offerto dall’organizzazione, vende moda suo malgrado; tutto questo ci ricorda le visite alle moschee uzbeke di due estati fa.

I mosaici si trovano in uno stato di conservazione eccezionale sia per ampiezza, che per completezza delle scene di cui ne leggiamo la descrione dalla nostra guida. Le scene dell’antico testamento in stile naturalistico di matrice ellenistica, ma pienamente adeguato alla nuova simbologia cristiana, le storie di Giona, il buon pastore, la lotta tra il gallo e la tartaruga.

La visita alla Basilica è lo stacco mentale da un anno lavorativo impegnativo, aggravato dalla pandemia e dalle limitazioni sugli spostamenti. Siamo finalmente in vacanza ed ora: direzione Grado dove ci attendono 3 giorni di spensierato “dolce far niente”.

Grado (Gravo in dialetto gradese) è un importante centro turistico e termale, noto anche come l’Isola del Sole. Si tratta infatti di un’isola collegata alla terraferma dal lungo ponte intitolato nel 1965 a Giacomo Matteotti, ma inaugurato nel 1936 con il nome di ponte Littorio. Adoro molto questo ri-battesimo. Il territorio del comune di Grado si estende tra la foce dell’Isonzo (il primo dei fiumi del Friuli che incontreremo nel nostro viaggio) e il mar Adriatico. Alloggiamo in un B&B sul lungomare dedicato a Nazario Sauro, poco distante dalla spiaggia libera Costa Azzurra dove trascorriamo 3 giorni all’insegna del cazzeggio tra una crema solare protezione 50, un bagnetto, un gelato, una birretta, diversi pisolini pomeridiani e cruciverba. Io, Marta e il nostro fedele ombrellone salvavita Ombri.

Di sera ci muoviamo tra le vie della città vecchia dove non mancano ristorantini e bar per tutti i gusti e le tasche, dal ristorante di pesce autoctono, alla pizzeria napoletana a un chiosco siciliano che propone Sfincione e Pane e Panelle.

Questi tre giorni di relax sono il trampolino di lancio per il nostro tour del Friuli Venezia Giulia. Prossima tappa: alla scoperta di Trieste!

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Buona questa Palermo!

Diciamo che quando Ryanair mette i voli a 30 euro A/R c’è poco a cui pensare… O meglio c’è da pensare alla meta e questa volta la direzione è Palermo! Non sappiamo bene se per la cultura o la cucina ma cosi è deciso… Si va!!

Atterriamo venerdi pomeriggio inoltrato e riusciamo a prendere il bus giusto per il centro città, arriviamo al B&B dove ci aspettano i notri amici Luca e Lia, tirati in mezzo grazie alle offerte del volo, e il mitico Pietro gestore del B&B dove alloggeremo soprannominato “il Ciabatta”. Per accoglierci al meglio ci fa fare una foto di benvenuto che a suo dire metterà nel “suo sito” e inizia ad inondarci di mille informazioni sulla camera, sugli orari, sulla città, su dove andare a mangiare: come inizio non è male!!

Ormai è ora di cena quindi ci dirigiamo in una delle trattorie consigliate da Pietro: il Ferro di Cavallo, non accetta prenotazioni quindi lasciamo il nome accordandoci di tornare lì dopo mezz’ora (che scopriremo essere una mezz’ora più palermitana che milanese).

Per ingannare l’attesa iniziamo con del vino siciliano nell’enoteca Bottiglieria Vinuccio li accanto per tornare poi alla trattoria; aspettiamo un’altra mezz’ora intervallata da offerte di olive, salame e vino da parte dei gestori: non è stato poi cosi sofferto aspettare…

Ci fanno sedere in un tavolo piccolo ma il nostro spirito di adattamento e la FAME rendono tutto perfetto, la trattoria è caotica, alla buona e ci troviamo a nostro agio. Assaggiamo: panelle fritte e caponatina di melanzane, pasta alla norma, calamarata con melanzane e pesce spada, calamaro ripieno e dulcis in fundo cannolo e cassatina… Tutto alla modica cifra, calcolata a occhio, di 12 euro a testa.

Per digerire facciamo quattro passi e per caso ci imbattiamo nel cuore di Vucciria: a quest’ora non c’è il mercato ma la zona è piena di locali, musica, drink: figata!

Rientriamo in albergo con la voglia di scoprire cosa ci riserva questa città.

Ci alziamo abbastanza presto, caffè veloce in albergo e direzione Cattedrale non senza prima aver fatto tappa in un bar dove mangiamo cannoli e bomboloni, caffè e succhi.

La cattedrale di Palermo ci accoglie con il suo ampio giardino capeggiato dalla statua di Santa Rosalia, patrona della città.

Costruita nel 1184 sui resti di una moschea, in stile arabo-normanno, è diventata ben presto il simbolo della città e della lotta tra Chiesa e Corona durante gli anni della sua costruzione. Dopo un paio di nozioni culturali fornite dalla nostra Lonely Planet entriamo tramite un portico a tre arcate, facciamo un giro veloce all’interno e dopo un centinaio di gradini a chiocciola ci ritroviamo sui soleggiati tetti. Da qui si ha una bella vista sulla città e una prospettiva diversa su campanile e cupola. Devo dire che i 15 gradi e le poche persone rendono piacevole stare li.

Seconda tappa culturale della mattinata è il Palazzo dei Normanni, sede dell’assemblea regionale siciliana e sito dell’Unesco dal 2015 per “lo stile architettonico originale con cui sono fusi elementi bizantini, islamici e romanici capaci di prodursi in combinazioni uniche di eccelso valore artistico”. Si alternano diverse sale, mostre, giardini e cortili ma quello che più attrae la nostra attenzione è la famosa Cappella Palatina dedicata a San Pietro e dove si incontrano diverse maestranze bizantine e latine. Il soffitto a moquarnas è interamente in legno con elementi stalattitici e contrasta armoniosamente con i mosaici preziosi rappresentanti il Nuovo testamento e Cristo Pantocreatore.

Dopo questa botta di cultura è ora di pranzo e ci avviamo quindi verso il mercato del Capo: colorato, caotico e ci lasciamo trascinare da sapori, odori e colori. Vagando non possiamo che fermarci appena percepiamo del fritto e dei tavolini in mezzo alla strada. Facciamo due squadre: io e Lia ci occupiamo di convincere uno dei ragazzi ad “uscire” un tavolo da un piccolo magazzino per accomodarci nel caos, mentre Jacopo e Luca pensano ad ordinare il pranzo.

Pane, panelle e crocchè per tutti, arancine con piselli e ragù, cardi fritti da dividere e un’arancia per sgrassare un pò: descrivere la bontà sarebbe riduttivo.

Per diluire il colesterolo continuiamo a perderci per il mercato ma alle 15 puntuali ci facciamo trovare davanti all’associazione Moltivolti, abbiamo prenotato con loro una visita del quartiere Ballarò. La nostra guida per oggi è Ibrahim, un ragazzo nato in Guinea e arrivato in Italia circa 4 anni fa dopo un lungo viaggio durato 3 anni attraversando l’Africa. Come dice il titolo del tour “Ballarò attraverso i miei occhi” ci mostra ciò che è stata la sua vita fino ad ora a Palermo: una moschea, il mercato, le associazioni che aiutano chi ha bisogno, l’oratorio. Ci racconta la sua storia, per un ragazzo di 20 anni ha dovuto vedere già molto più di quello che un uomo dovrebbe sopportare in 100 vite, è per questo che gli auguriamo tanta tanta felicità.

Lasciamo il nostro nuovo amico e andiamo verso il mare, destinazione panino con la milza con un pit-stop da un fornaio dove assaggiamo la famosa Iris, Pif sarebbe orgoglioso di noi e io ho trovato la mia nuova cosa preferita nel mondo (report fotografico della felicità).

Troviamo quello che sembra essere il migliore posto per assaggiare il famoso pani câ meusa e alla popolare cifra di €2,50 divoriamo anche questo (non io chiaramente) (report fotografico della felicità – parte 2).

Come sempre dopo i momenti di cibo viene il momento della camminata, ora per raggiungere il famoso murales che ritrae Falcone e Borsellino.

A questa città vorrei dire: gli uomini passano, le idee restano. Restano le loro tensioni morali e contnueranno a camminare sulle gambe di altri uomini

Dai, fortunatamente è ora di cena visto che siamo a digiuno da qualche minuto, cerchiamo un posto con cucina tipica sul nostro amico Tripadvisor, chiamiamo, prenotiamo e andiamo. Osteria mangia e bevi con personale gentile e diciamo che, dopo aver parlato con Ibrahim facciamo più caso che i locali, i bar, i ristoranti hanno tutti dei ragazzi immigrati tra il personale: l’inclusione e l’accoglienza che ci piace! Mangiamo: sfincione e panelle, linguine al nero di seppia, zuppa di legumi con ricotta fresca, pasta alla norma, pescato del giorno alla griglia, tutto contornato dal buon vino e dall’arredamento particolare del posto in cui ci troviamo.

Il letto ci chiama quindi rientriamo dopo questa prima giornata sorprendente.

Domenica ci svegliamo alla buon ora perchè abbiamo prenotato la visita guidata al Teatro Massimo. Lasciamo le stanze, abbandoniamo gli zaini all’ingresso e visto che la colazione è il pasto più importante della giornata, la prima sosta è un bar con una vetrina di dolci lunga chilometri.

Alle 9:30 puntuali siamo al teatro e, dopo un breve battibecco con la guida causato un pò dal mio “buon carattere” e un pò dal ritardo dell’inizio della visita, entriamo. Il teatro Massimo è il più grande d’Italia e il terzo d’Europa, costruito da un architetto palermitano di cui possiamo ammirare il modellino che gli ha permesso di vincere la gara di appalto per l’assegnazione dei lavori. Visitiamo le sale in stile liberty, il palco centrale dal quale riusciamo a vedere tutto il teatro, il palco e la platea. Una delle particolarità è la Sala Pompeiana dove, se ti porti al centro, per uno strano modo di diffondersi della voce sembra di essere in un pozzo, proviamo tutti!

La guida si rivela essere coinvolgente e uscendo ci racconta la leggenda della monachella: il teatro è stato eretto sopra ai resti di una chiesa, si narra quindi che lo spirito di una delle suore abitanti la chiesa si aggiri per le sale del teatro: chi non crede a questa leggenda rischia uno scivolone sull’ultimo gradino della scala interna!

Abbiamo ancora un paio di ore prima di rientrare quindi, visto il sole e la temperatura perchè non andare a spiare un pò di mare? il lungomare ci accoglie con bancarelle di pesce, pescatori e barche attraccate, ci rilassiamo scaldati dal tepore del sole, sembra essere in una giornata di primavera. Ci imbattiamo in un grande mercato dell’usato dove vorrei comprare tutto ma mi ricordo che ho solo uno zaino quindi basterà una calamita. Per concludere al meglio pranziamo con delle arancine (si dice cosi visto che siamo a Palermo, giusto?) e purtroppo andiamo a recuperare gli zaini direzione aeroporto.

Palermo ci ha lasciato felicità al sapore di fritto, chili di calore umano e la convinzione, o meglio la conferma, che l’Italia è un paese meraviglioso.

“Pane, panelle, patate vugghiute, tutte le fimmine sugnu chiattute”

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